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RICERCA PASUBIO, IN 90 A CERCARE DANIELE
IL CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO COMPIE 65 ANNI
Il 12 dicembre 1954 il Consiglio Centrale del Club Alpino Italiano costituiva il Corpo Soccorso Alpino: la realtà che in breve sarebbe diventata il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS). Si dava per la prima volta un’organizzazione strutturata a livello nazionale per istituzionalizzare le forme di aiuto e solidarietà da sempre presenti nelle comunità di montagna. Sono passati sessantacinque anni da quel giorno, e il Soccorso Alpino e Speleologico festeggia oggi questo lungo percorso. Una crescita costante, sin dagli albori, realizzata grazie all’impegno, alla passione e alla dedizione dei suoi componenti. La pioneristica organizzazione di un tempo è via via cresciuta nella propria istituzionalizzazione, divenendo il punto di riferimento a livello nazionale per il soccorso in montagna, in ambiente ipogeo e, in genere, per il soccorso in ambiente ostile e impervio. Un servizio fondamentale per il Paese e per le sue comunità, soprattutto quelle delle aree interne e montane, spesso le più fragili e bisognose. IL QUADRO LEGISLATIVO E NORMATIVO Questo ruolo è stato riconosciuto e affidato dallo Stato con numerose leggi, i cui principi hanno ben interpretato quella sussidiarietà verticale che da sempre le comunità della montagna hanno saputo attuare sin dai tempi più remoti. Ricordiamo, in particolare, nel vigente ordinamento, la legge 91 del 26 gennaio 1963, la legge 74 del 21 marzo 2001, la legge 289 del 27 dicembre 2002 e la legge 26 del 26 febbraio 2010. Una normativa di assoluto rilievo che è stata anche recepita dalle Regioni e Provincie autonome per la disciplina e l’organizzazione dei servizi di soccorso e elisoccorso. Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico è anche struttura operativa del Servizio nazionale della Protezione Civile (D.lgs. 2 gennaio 2018, n. 1): è stato protagonista in tutte le operazioni di soccorso successive alle grandi calamità che in questi anni, purtroppo, hanno colpito la nostra nazione. NUMERI E STATISTICHE Il Soccorso Alpino e Speleologico è una realtà presente su tutto il territorio nazionale: conta quasi 7mila tecnici, donne e uomini che dedicano il loro tempo, dopo una complessa formazione, per essere sempre pronti a intervenire, giorno e notte, 365 giorni all’anno. Con questo impegno severo che si è sviluppato di anno in anno, sino ad oggi, il CNSAS dalla fondazione ha alla fine 169.836 missioni di soccorso traendo in salvo o recuperando 186.564 persone, di cui 58.820 illesi che si trovavano in imminente pericolo di vita o in forte difficoltà tecnica, 109.891 feriti con vari codici di gravità, 15.711 persone decedute e ricercando 2.051 persone disperse(dati al 31.12.2018). Nel 2018 si è registrato il numero “record” di interventi, su base annuale: 9554 missioni di soccorso. Il 2019 dovrebbe attestarsi su numeri simili. IL PENSIERO ALLE FAMIGLIE E AI CADUTI “In occasione del 65° anniversario di fondazione del Corpo, la Direzione Nazionale del CNSAS e tutte le strutture regionali vogliono ricordare i soccorritori, le loro famiglie, che si sono impegnati e si impegnano ogni giorno, senza soluzione di continuità e con marcati coefficienti di rischio, per garantire un pubblico servizio, che viene reso in stretta sinergia con il “sistema 118 – dichiara Maurizio Dellantonio, il Presidente Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico -. Un pensiero particolare va ai nostri caduti, che hanno perso la vita in operazioni di soccorso, e alle loro famiglie: una vicinanza che viene mai meno. È a loro che dedichiamo questo anniversario e nel loro ricordo continua il nostro impegno a favore delle comunità e degli utenti della montagna”.
LE ORIGINI DEL SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO VENETO
LIBERATI CINQUE SPELEOLOGI BLOCCATI DA IERI NEL BUS DEL DIAOL
Arco (TN), 04 - 11 - 19
Verso le 9 di questa mattina i cinque escursionisti altoatesini, bloccati da ieri dentro la grotta Bus del Diaol (Arco) sono stati accompagnati fuori dalla grotta, provati ma illesi. La chiamata al Numero Unico per le Emergenze 112 era arrivata verso le 19.40 di ieri quando uno dei familiari ha lanciato l’allarme per il mancato rientro del gruppo. Immediata l’organizzazione delle operazioni di soccorso. Sul posto è arrivata la VI delegazione speleologica del Veneto e Trentino Alto Adige, con le Stazioni di Trento, Bolzano, Verona, Vicenza e Veneto orientale, per un totale di 43 soccorritori, la Stazione di Riva del Garda e di Rovereto del Soccorso Alpino, i Vigili del Fuoco e i Carabinieri. La grotta Bus del Diaol si sviluppa in orizzontale ed è caratterizzata dalla presenza di sifoni di sabbia. A bloccare i cinque escursionisti il secondo sifone, che si è chiuso dietro di loro riempiendosi di sabbia e acqua. Situazione resa ancora più complicata dalla presenza di due cascate di acqua che continuavano ad alimentare il sifone. Una volta compresa la situazione e stabilito un collegamento telefonico tra il campo base e i soccorritori dentro la grotta, si è provveduto a portare sul posto due pompe a immersione alimentate da un gruppo elettrogeno esterno per svuotare il sifone dall’acqua. Contemporaneamente i soccorritori con dei teli e un sistema di tubi hanno deviato l’acqua delle due cascate per evitare che il sifone continuasse a riempirsi. Verso le 6 di mattina il sifone è stato praticamente svuotato dall’acqua e si è cominciato a scavare per togliere il deposito di sabbia che ancora ostruiva il passaggio, fino ad arrivare nel luogo dove erano rimasti bloccati i cinque escursionisti. Dopo essere stati rifocillati, riscaldati e dopo una valutazione delle loro condizioni sanitarie da parte dei medici del Soccorso Alpino e Speleologico, i cinque escursionisti sono stati accompagnati in sicurezza fuori dalla grotta e fino al campo base dai tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico. Hanno collaborato alle operazioni di soccorso anche l'associazione Nu.Vol.A per dare supporto ai soccorritori impegnati per tutta la notte.
RICERCA PERSONE: DUE GIORNI DI MAXI ESERCITAZIONE SULL'ALTOPIANO
MAXI ESERCITAZIONE DI RICERCA AD ASIAGO
ABISSO SPAURASSO: ESERCITAZIONE SPELEO VENETO, TRENTINO ALTO ADIGE E FRIULI VENEZIA GIULIA
SCUOLA SANITARIA REGIONALE: DUE GIORNI DI ADDESTRAMENTO SOTTO L'AGNER
RITROVATO A NOTTE FONDA ESCURSIONISTA DISPERSO
SOCCORSO SPELEOLOGO SUL MARGUAREIS
Concluse le operazioni di recupero dello speleologo bloccato in una grotta nell'altipiano del Marguareis (Cn).
Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) ha concluso l’intervento presso la grotta nel Fiat Lux sul massiccio del Marguareis nel comune di Briga Alta (Cn). I tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico si sono mobilitati dal pomeriggio di ieri (08/08) per portare soccorso ad uno speleologo francese che era rimasto bloccato a 300 metri di profondità, in seguito ad una scivolata sulla roccia resa viscida dal fango che lo aveva fatto cadere in una fessura. Un suo compagno di escursione era uscito dalla grotta dando immediatamente l'allarme al Soccorso Alpino e Speleologico; una squadra che si trovava in zona è immediatamente entrata in grotta raggiungendo il malcapitato e riuscendo a estrarlo dalla fessura dove era rimasto bloccato. Immediatamente sono partite le operazioni di soccorso e lo speleologo è stato posizionato all'interno di una tenda riscaldata, montata nella grotta mentre le squadre confluite sul posto hanno iniziato le operazioni di attrezzamento delle verticali per effettuare il recupero. Un medico del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico ha sempre assistito e monitorato lo speleologo, mentre una squadra di telefonisti ha posizionato un cavo telefonico dall'esterno della grotta fino alla tenda medicalizzata. I collegamenti telefonici hanno permesso alla direzione delle operazioni di avere costantemente informazioni in tempo reale sulle condizioni del paziente e sull'andamento delle operazioni di soccorso.
Grazie ai sanitari e ai tecnici del CNSAS, l’uomo ha potuto riposare, protetto dalla tenda riscaldata montata più volte lungo il percorso, mentre venivano approntati una serie di dispositivi di sollevamento su corda che hanno permesso alle squadre di recuperare lo speleologo in difficoltà dandogli un sostanziale aiuto alla risalita verso l’uscita.
L’uomo è sempre stato cosciente e collaborativo anche se molto provato, quindi le operazioni di recupero sono state intervallate da lunghe pause per consentire allo speleologo di riposare e rifocillarsi.
L’intervento ha impegnato un totale di circa 60 persone tra tecnici e sanitari provenienti da Piemonte, Toscana, Liguria, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia.
All'uscita della Grotta la squadra di Tecnici del CNSAS della Delegazione Alpina di Mondovì ha provveduto a trasportare l’uomo in barella e trasportarlo fino al rifugio Don Barbera dove è stato raggiunto da un'ambulanza medicalizzata 4x4 messa a disposizione dal Comune di Garessio. Da qui lo speleologo è stato poi condotto in ospedale.